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Luciano Clarizia: Capitolo 1r ricordare chi governa la professione infermieristica a Pordenone

 

Pordenone: da Castelli a Mastella, il nuovo carcere era una priorità… ma i soldi?


Messaggero Veneto, 12 aprile 2012

 

Giuseppe Magni era il consulente del ministro della Giustizia Roberto Castelli, dal 2001 al 2005, per l’edilizia carceraria. L’esponente di governo lo allontanò dopo un esposto alla Procura, a seguito del quale è stato assolto. Magni all’epoca era sindaco leghista di Calco, in quel di Lecco, dove Castelli è nato e vive, ma, scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, “soprattutto ex artigiano metalmeccanico ed ex grossista di pesce alla Seamar, nonché socio militante della Lega dal 1995 e parlamentare. Magni scorrazzò per quattro anni su e giù per l’Italia, con auto blu blindata e scorta armata, per il modico stipendio di 100 milioni di lire. Risultato, secondo il pm della Corte dei Conti: “Attività dall’indefinito contenuto senza raggiungere alcuno degli obiettivi menzionati nel decreto di incarico”.
In quei tempi, per il carcere di Pordenone si parlava di una soluzione in leasing. “Il risultato - si legge nel post di Giuseppe Ragogna in Facebook - è sotto gli occhi di tutti. Il carcere è ancora in piazza della Motta. E lì vi resterà a lungo. Forse per sempre”. di Enri Lisetto “Pordenone è di centrosinistra? Varese è leghista? È fatta il carcere si farà a Pordenone”.
Dopo sei mesi cominciarono a costruirlo. A Benevento. Era il 2006, le politiche le aveva vinte il centro-sinistra, Pordenone aveva confermato sindaco Sergio Bolzonello. Quest’ultimo assieme all’allora assessore alle Politiche sociali Gianni Zanolin volò a Roma, dal ministro della Giustizia Clemente Mastella per perorare la causa del carcere di Pordenone. Uscirono da quell’incontro, i due amministratori pordenonesi, soddisfatti, con il via libera del ministro.
La visita di Castelli. Quattro anni dopo la visita in città dell’allora ministro leghista Roberto Castelli (“Pordenone è prioritaria”, 2002), la situazione pareva sbloccata. I retroscena di quelle trattative sono stati pubblicati su Facebook dallo stesso Zanolin, ieri, stimolato da una considerazione del vicedirettore del Messaggero Veneto Giuseppe Ragogna: “Nel 2002 l’allora ministro leghista Roberto Castelli visitò il carcere di Pordenone. La promessa: “Così non va. Vi garantisco che la nuova struttura penitenziaria si farà in tempi rapidi. Pordenone è tra le priorità”.
Ovviamente non si è fatto nulla. Ho letto il pezzo di Travaglio sul Fatto Quotidiano. E ho capito perché l’operazione non produsse atti concreti”. Castelli aveva affidato l’edilizia carceraria a un consulente, Giuseppe Magni, sindaco leghista di Calco. Zanolin spiega, punto per punto, i retroscena della trattativa. Gara per il leasing.
“Successe che - scrive Zanolin -, dopo aver scelto la forma del leasing per costruire il carcere, ci fu da scegliere come farlo, questo benedetto leasing. In buona sostanza, Magni propose di fare una gara riservata alle società finanziarie, quelle che avrebbero dovuto erogarlo, il leasing. A Castelli glielo dissero perfino in ginocchio, che quella gara era una grandissima sciocchezza e che così non si poteva fare. Niente, il padano si impose e il ministero bandì la gara come proponeva Magni e la assegnarono”.
I ricorsi. Ci furono molti ricorsi, di cui due significativi. “Il primo della Ag, forse il più grande gruppo finanziario europeo, che contestava l’aggiudicazione ad altri. Il secondo, in sede europea, dell’Associazione nazionale costruttori edili, che contestava la violazione di norme europee, perché secondo i costruttori quelle erano vincolanti in materia e la Comunità aveva deciso che queste gare fossero riservate ai costruttori, i quali poi avrebbero scelto a loro convenienza il partner finanziario. L’Ance vinse il ricorso, la gara venne annullata e la Ue comminò una forte multa all’Italia e si portò via metà dello stanziamento che lo Stato aveva fatto per le carceri di Pordenone e Varese (la gara era stata fatta per i due stabilimenti carcerari assieme)”.
Verso il voto. “Quelle cose a Castelli gliele avevano dette in molti. Lui deliberatamente scelse e si mangiò uno dei due carceri. Io sarei per farglielo pagare, al Castelli, quel carcere perso per quell’errore personale. Eravamo nel 2005, nel 2006 si vota per le politiche. Attenti ora. Si vota e Prodi, vincitore per pochi voti, chi ti fa ministro della Giustizia? Clemente Mastella”.
Incontro con Mastella. Si votò nello stesso giorno anche per il Comune di Pordenone e Sergio Bolzonello fu rieletto trionfalmente. “Uno dei primi atti del rinnovato sindaco fu di andare a trovare Mastella, auspice il mitico Luciano Clarizia, allora uomo dell’Udeur a Pordenone. Fissato l’appuntamento, io accompagnai Bolzonello da Mastella. Fu una delle esperienze più educative della mia vita”. Bolzonello a Roma. Mastella li ricevette nella stanza del ministro della Giustizia, seduto alla scrivania che era stata di Togliatti.
“La prima cosa che ci volle far sapere fu che quella era proprio la scrivania di Togliatti. “Lei è il successore di Togliatti!”, esclamai estasiato (so essere un tantino p..., quando mi va di giocare). Secondo me Mastella non se la scorderà mai questa mia frase. Aveva capito che quella era la scrivania di Togliatti, ma che lui fosse il successore del grande capo del Pci, di quello ancora non si era reso conto. Comunque sia, dopo averci parlato di scandalo scommesse e intercettazioni, cominciò a chiederci cosa volevamo da lui. Bolzonello gli spiegò la faccenda di Magni e Castelli, c’erano i soldi per un solo carcere, faccelo a Pordenone, Clemente! Mastella ci guarda e chiede: “Ma voi siete di centrosinistra?”. Bolzonello fa sì con la testa. “E a Varese sono di centrosinistra?” No, “sono leghisti!”, fa Bolzonello. “Allora è fatta, il carcere si fa a Pordenone!”, sentenziò il successore di Togliatti”.
La promessa. Se ne uscirono felici: “Ce l’avevamo fatta! Dopo sei mesi cominciarono a costruire il nuovo carcere coi soldi che erano destinati a Pordenone. Sapete dove? A Benevento, nel collegio elettorale di Mastella. Secondo me, Togliatti, una cosa così, non l’avrebbe mai fatta. Ma questo è un parere personale”. Anno 2012. Sono passati 10 anni dall’inizio del racconto. Il nuovo carcere non c’è. C’è una ri-proposta di utilizzare una caserma dismessa di San Vito al Tagliamento. Ma il nuovo carcere, dopo dieci anni, ancora non c’è.



http://www.ristretti.org/index.php?option=com_content&view=article&id=14090%3Apordenone-da-castelli-a-mastella-il-nuovo-carcere-era-una-priorita-ma-i-soldi&catid=16%3Anotizie-2010&Itemid=180

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