Gentili Colleghi e Colleghe che ci seguite,
avevamo già parlato del PPS (Point Prevalence Survey, ovvero studio europero di prevalenza sulle infezioni correlate all'assistenza e l'uso di antibiotici negli ospedali per acuti) in altri post:
- Cos'é il PPS? Com'è andata in provincia di Pordenone?
- Osservare per migliorare l'assistenza: "il gruppo fa la forza". Stefania Pin sul PPS
- La deontologia come guida alla pratica clinica. Francesca Pilan sul PPS
- Una rilevazione che fa crescere. Cristiano Gianotto sul PPS
- Formazione ed esperienza come base per la rilevazione. Maurizio Rodaro sul PPS
- Un percorso arricchente. Paola Fedele sul PPS - con le conclusioni di Stefania Bottos
Ora abbiamo l'opportunità di ascoltare la viva voce dei colleghi coinvolti. Non aggiungo altro e lascio subito la parola a: Cristiano Giannotto – Infermiere casa di Cura San Giorgio
Pordenone
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La
casa di Cura San Giorgio di Pordenone ha preso parte anche nel 2013, dopo la
prima esperienza del 2011, all’indagine di prevalenza europea denominata PPS
(Point Prevalence Survey) sulle infezioni correlate all’assistenza e sull’uso
degli antibiotici.
Il gruppo dei rilevatori che ha eseguito il primo studio due anni fa, composto da sei persone, un medico e cinque infermieri [1], è stato confermato anche per questa seconda rilevazione, effettuata nell’ottobre 2013.
Il gruppo dei rilevatori che ha eseguito il primo studio due anni fa, composto da sei persone, un medico e cinque infermieri [1], è stato confermato anche per questa seconda rilevazione, effettuata nell’ottobre 2013.
Quando
nel settembre del 2011 l’azienda ci chiese di partecipare allo studio e ci
inviò al primo corso di formazione a Palmanova nel settembre del 2011, eravamo
al tempo stesso incuriositi ed entusiasti ma anche un po’ preoccupati per ciò
che saremmo andati a fare. Il nuovo compito ci appariva al quanto delicato e
tendenzialmente complesso. Anche dopo il corso di formazione i dubbi non
mancavano.
Dopo
aver partecipato per due volte allo studio possiamo ora affermare che il punto
di forza è stato, per così dire, il gioco di squadra. Abbiamo infatti
sperimentato che, ai fini di una buona riuscita della rilevazione, è stata
determinante l’intesa creatasi all’interno del gruppo di noi collaboratori in
merito alla discussione, al confronto e
all’analisi dei vari casi clinici presi in esame.
Altro aspetto importante ed essenziale per la rilevazione è stato l’apporto e la collaborazione del personale in servizio nelle unità operative interessate, tanto quello medico quanto quello infermieristico, rivelatisi fondamentali per una raccolta dati che chiara, corretta, pertinente e tempestiva.
Altro aspetto importante ed essenziale per la rilevazione è stato l’apporto e la collaborazione del personale in servizio nelle unità operative interessate, tanto quello medico quanto quello infermieristico, rivelatisi fondamentali per una raccolta dati che chiara, corretta, pertinente e tempestiva.
Ora
come ora ci sentiamo di dire che il lavoro svolto ci è servito per crescere
come professionisti e come colleghi. Il tema delle infezioni ospedaliere, che
spesso viene percepito come noioso, o quanto meno, per così dire, non
appassiona tutti, è invece di estrema importanza. La loro identificazione e la conoscenza
della loro distribuzione sono fondamentali per la loro prevenzione e dunque,
per l’erogazione di un’assistenza caratterizzata da pratiche di qualità.
L’esame dei casi oggetto della rilevazione,
sia tramite l’attenta consultazione della documentazione clinica (medica e
infermieristica) sia tramite l’osservazione diretta del paziente, ci ha
permesso di gettare una lente d’ingrandimento sulle pratiche cliniche di cura e
assistenziali, di ragionare su quanto fatto cercando di individuare motivazioni
ed evidenze.
In questo senso, l’indagine, che non voleva esprimere giudizi sull’operato dei professionisti e sui processi di cura, ma doveva per l’appunto essere solamente una rilevazione (e tale è stata), ci ha però consentito di sviluppare uno sguardo critico, nel senso positivo del termine, sul nostro agire professionale (in termini di attività e di sapere) anche nel quadro dell’individuazione e della prevenzione degli errori e, quindi, della gestione del rischio in sanità. Le discussioni sorte tra noi rilevatori, e tra rilevatori e personale in servizio, è stato un bell’esempio di interscambio professionale, cosa che non sempre avviene o per lo meno non in maniera accurata così come la rilevazione richiedeva.
In questo senso, l’indagine, che non voleva esprimere giudizi sull’operato dei professionisti e sui processi di cura, ma doveva per l’appunto essere solamente una rilevazione (e tale è stata), ci ha però consentito di sviluppare uno sguardo critico, nel senso positivo del termine, sul nostro agire professionale (in termini di attività e di sapere) anche nel quadro dell’individuazione e della prevenzione degli errori e, quindi, della gestione del rischio in sanità. Le discussioni sorte tra noi rilevatori, e tra rilevatori e personale in servizio, è stato un bell’esempio di interscambio professionale, cosa che non sempre avviene o per lo meno non in maniera accurata così come la rilevazione richiedeva.
Ben vengano,
dunque, progetti come questo. Consigliamo quindi ai colleghi di sperimentarsi
in ciò, per mettersi in gioco e come tappa di crescita intra ed inter
professionale.
Infermieri Pordenone
Cristiano Giannotto
[1]
(Comuzzi Carla, infermiere - Favero Matilde, medico – Giannotto Cristiano,
infermiere – La Diega Amedeo, infermiere – Marino Marcella, infermiere – Tassan
Mangina Lorella, infermiere)
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